Buona la Prima: Discovery Stupisce

Star Trek Discovery stupisce

Il 25 settembre è finalmente arrivata anche in Italia la prima attesissima puntata di Star Trek  Discovery che ha interrotto per Star Trek un lungo digiuno, sul piccolo schermo, che durava da ben 12 anni. Abbiamo visto i primi due episodi e dobbiamo dire che Star Trek Discovery stupisce!

Star Trek Discovery stupisceDa ieri, un giorno dopo la messa in onda negli US, Netflix ha reso disponibili i primi 2 episodi della nuova serie creata da  Bryan Fuller e Alex Kurtzman che si incentra sulla storia del comandante Micheal Burnham, interpretato da Sonequa Martin-Green, già conosciuta al grande pubblico per la sua partecipazione a The Walking Dead.

Come sapevamo lo show è ambientato 10 anni prima delle avventure dell’equipaggio dell’originale Enterprise ed è incentrato sulla nascita del conflitto tra i Klingon e la Federazione.

 

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Non vogliamo fare qui spoiler sulla trama, quindi cerchiamo di analizzare tutti i fattori che hanno reso per noi la prima di Discovery un successo:

  1. CGI: sono passati 12 anni da Enterprise e la differenza nelle animazioni computerizzate, la cosiddetta Computer Generated Imagery (CGI) si vede tutta. La puntata ambientata in prossimità di un sistema binario lascia di per sé senza fiato per il livello di dettaglio degli asteroidi e dei giochi di luce delle stelle. Anche le navi sono ben realizzate anche se l’effetto dell’uscita dalla velocità curvatura ricorda più l’uscita dalla velocità luce di Guerre Stellari che non quella che abbiamo sempre visto in Star Trek
  2. Klingon: avevamo tanta paura per questi Klingon dall’aspetto così strano che pensavamo potessero essere proprio loro a far naufragare la serie prima ancora che potesse veramente partire. Fortunatamente non è stato così. Anche se ci sono ancora alcune cose che non tornano con il canon, come ad esempio il design delle navi totalmente diverso da quello visto nella serie originale, ambientata dopo solo qualche anno, l’idea di far parlare i Klingon in “lingua originale” è stata vincente e contribuisce a far immergere lo spettatore in un’atmosfera particolare. Anche il nuovo ruolo da antagonisti che sembrano dover assumere nella serie, ci sembra totalmente in linea con lo spirito Klingon, visto anche nelle altre serie.
  3. Personaggi: Micheal Burnham si pone subito come il centro dell’attenzione. Un personaggio particolare, cresciuto su Vulcan da Sarek (sì, proprio il Sarek papà di Spock), orfana dei genitori, elemento molto strumentale in tutta la serie, e soprattutto ricco di contraddizioni. Le interazioni con gli altri personaggi chiave di queste prime due puntate sono da subito molto interessanti e ci calano immediatamente nello spirito Trek della serie originale, non fatta solo di regole, ma anche di cuore e impulsività

 

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Non tutto però ci ha convinto al 100%. Vi abbiamo già accennato al design delle navi Klingon, che a differenza di quelle della federazione non sembrano essere coerenti con quelle del periodo in cui è ambientata la serie, ma anche il ponte della USS Shenzhou ci sembra veramente troppo diverso da quello delle altre navi della timeline originale. Più della tecnologia molto più avanzata (era infatti lecito aspettarsi qualche ritocco) sono gli spazi enormi a lasciarci perplessi. In un epoca in cui le navi spaziali sono  ancora piccole e di certo non comparabili a quelle del 24 secolo il ponte della Shenzhou sembra due volte quello dell’Enteprise D e sicuramente fuori misura. Questa espansione delle dimensioni si riflette in tutte le altre stanze che vengono viste nell’episodio: la sala teletrasporto, la prigione e la ready-room del capitano Georgiou. Diciamo che questo più che una differenza con le altre serie di Star Trek ambientate dopo ci sembra semplicemente contro il buon senso.

Detto  questo ci sentiamo di ripetere che veramente Star Trek Discovery stupisce e fino a questo momento non ha deluso le alte (come sempre) aspettative di noi Trekker.

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